Mi era sempre mancato questo tassello, per capire a fondo che personaggio fosse Livio. Il garage era l’anello mancante per comprendere Livio fino in fondo. Amicizia, rispetto, ammirazione certo erano doti che avevo ben chiare, ma mi mancava sempre il garage. Tante volte mi aveva invitato e tante volte la cosa era saltata.
Poi la settimana scorsa mi hanno chiamato i suoi amici, quelli di una vita e mi hanno invitato nel famoso garage: “Ti vieni a bere una birra con noi alla faccia di Livione?”. Inizialmente ero titubante, la mia timidezza si univa all’imbarazzo nel timore di violare un luogo sacro, proprio ora che lui non c’era più. Poi mi sono detto: “Perché no?”. E sono andato.
Venerdì scorso mi sono recato nel famoso garage. È un luogo magico, quasi mitico, sicuramente carico di mistica.
Per chi non lo sa è davvero un garage (con tutti i pregi e difetti), ma è da sempre il ritrovo di un gruppo di 15 amici, fra cui c’erano Livio e i suoi fratelli. Ve ne parlo, cari ragazzi, perché vorrei che nella vostra vita vi creaste il vostro garage. Un posto solo vostro dove poter stare con i vostri amici, dove poter discutere di tutto, dall’argomento più semplice a quello più complesso. Magari non sarà un vero e proprio posto fisico, ma cercate di crearvelo e mantenerlo vivo con ricordi, passioni e amicizia. L’amicizia, quella vera, è un valore meraviglioso, ma è tale se è alimentata e mantenuta nel tempo. Ecco, un posto del genere aiuta a dirsi le cose senza problemi e risentimenti, perché lì, fra amici, tutto è lecito e perché essendo tali tutto viene detto in buona fede.
Io non sono mai riuscito a crearlo un luogo del genere con i miei amici, Livio sì ed anche qui si è dimostrato più bravo di me.
Ero emozionato, lo ammetto, poi Fulvio mi ha presentato a tutti, e devo dire che li avevo, purtroppo, conosciuti già tutti quel giorno al PalaIppo. Poi un giro di birra e quattro chiacchiere, durante le quali ho scoperto che, grazie a tutti i racconti di Livio, ero già una star, con le mie due lauree e grazie al fatto che mi chiamava addirittura “il venerabile maestro!” E comunque sapevano già tutto di me, dei sacrifici fatti e delle soddisfazione che ci state dando. Era come essere tornati a casa senza nemmeno esserne mai usciti. Si è fatta mezzanotte senza che me ne accorgessi.
Ora che ci tocca parlare di Livio al passato è bello essere entrati in un posto dove di lui si parla ancora al presente. Era come se fosse con noi. E noi a parlare di lui.
Ci tornerò, magari non questo venerdì visto che ho un impegno, magari il prossimo. E chiederò di poter portare, se vorranno, uno striscione con scritto sopra “Serva Jugum!”. Il nostro motto, che poi era quello di Livio: non c’è un luogo migliore per conservare il legame d’amicizia!
Poi la settimana scorsa mi hanno chiamato i suoi amici, quelli di una vita e mi hanno invitato nel famoso garage: “Ti vieni a bere una birra con noi alla faccia di Livione?”. Inizialmente ero titubante, la mia timidezza si univa all’imbarazzo nel timore di violare un luogo sacro, proprio ora che lui non c’era più. Poi mi sono detto: “Perché no?”. E sono andato.
Venerdì scorso mi sono recato nel famoso garage. È un luogo magico, quasi mitico, sicuramente carico di mistica.
Per chi non lo sa è davvero un garage (con tutti i pregi e difetti), ma è da sempre il ritrovo di un gruppo di 15 amici, fra cui c’erano Livio e i suoi fratelli. Ve ne parlo, cari ragazzi, perché vorrei che nella vostra vita vi creaste il vostro garage. Un posto solo vostro dove poter stare con i vostri amici, dove poter discutere di tutto, dall’argomento più semplice a quello più complesso. Magari non sarà un vero e proprio posto fisico, ma cercate di crearvelo e mantenerlo vivo con ricordi, passioni e amicizia. L’amicizia, quella vera, è un valore meraviglioso, ma è tale se è alimentata e mantenuta nel tempo. Ecco, un posto del genere aiuta a dirsi le cose senza problemi e risentimenti, perché lì, fra amici, tutto è lecito e perché essendo tali tutto viene detto in buona fede.
Io non sono mai riuscito a crearlo un luogo del genere con i miei amici, Livio sì ed anche qui si è dimostrato più bravo di me.
Ero emozionato, lo ammetto, poi Fulvio mi ha presentato a tutti, e devo dire che li avevo, purtroppo, conosciuti già tutti quel giorno al PalaIppo. Poi un giro di birra e quattro chiacchiere, durante le quali ho scoperto che, grazie a tutti i racconti di Livio, ero già una star, con le mie due lauree e grazie al fatto che mi chiamava addirittura “il venerabile maestro!” E comunque sapevano già tutto di me, dei sacrifici fatti e delle soddisfazione che ci state dando. Era come essere tornati a casa senza nemmeno esserne mai usciti. Si è fatta mezzanotte senza che me ne accorgessi.
Ora che ci tocca parlare di Livio al passato è bello essere entrati in un posto dove di lui si parla ancora al presente. Era come se fosse con noi. E noi a parlare di lui.
Ci tornerò, magari non questo venerdì visto che ho un impegno, magari il prossimo. E chiederò di poter portare, se vorranno, uno striscione con scritto sopra “Serva Jugum!”. Il nostro motto, che poi era quello di Livio: non c’è un luogo migliore per conservare il legame d’amicizia!