Che i nostri 2002 fossero cresciuti era noto a tutto lo staff tecnico. Che non fossero partiti coi favori del pronostico pure. Altre realtà sembravano più avanti di noi. Che abbiano lavorato tanto ormai è un dato di fatto. A tutto questo mancava qualcosa.
Mancava un segnale forte, inequivocabile e preciso. Mancava il classico: ora ci siamo anche noi!
Bene, questo messaggio è arrivato ieri: non è facile per noi andare a Russi e vincere di 20. Perchè i ragazzi di Chiaravalli sono forti, perchè ce le hanno sempre date e quindi quando li incroci parti sempre con il tarlo in testa. Quelle squadre che ti tolgono fiducia ancor prima della palla a due.
Io e Marani conosciamo i nostri polli e l’unica cosa che chiediamo nello spogliatoio è semplice: le partite si vincono fin dal riscaldamento, per cui andiamo fuori approcciamo la ruota come se non ci fosse un domani e mandiamo un segnale forte agli avversari. Noi non abbiamo paura.
La motivazione a 11 anni conta ancora, infatti i nostri ragazzi cominciano subito forte, aggredendo gli avversari fin dalla palla a due. I primi 4 minuti sono meravigliosi, andiamo sul 2-10, prima che i locali di puro orgoglio accorcino sul 9-12. Appena abbiamo abbassato il ritmo e mollato in difesa, loro sono subito tornati sotto. Nel secondo quarto rimane un sostanziale equilibrio, anche se i boscaioli rimangono sempre davanti, ma tutte le volte che provano ad allungare vengono sempre raggiunti. Si va all’intervallo lungo sopra di tre (19-22 se non ricordo male) ma con tanta voglia di fare meglio.
Mettiamo a posto alcune cose sia in attacco che in difesa: vogliamo giocare insieme in entrambe le metà campo. Sono 16 minuti di grande pressione e grandi giocate, dove tutti al momento opportuno diventano protagonisti. Non importa se con un canestro oppure con una palla recuperata, oppure un grande aiuto difensivo. L’importante è esserci al momento giusto, e noi ci siamo.
Il punteggio finale dice 30-50, significa aver concesso a Russi solo 11 punti in 16 minuti: difesa incredibile. Fra tutti ne cito solo uno: Piraccini. Ha giocato meno degli altri, ma quando è entrato non ha fatto rimpiangere nessuno, anzi nel terzo quarto il suo contributo è stato decisivo, difendendo bene e aiutando su tutti. Quando tutti danno una mano vuol dire che una squadra sta nascendo: abbiamo tanto da migliorare, ancora un sacco di strada da percorrere, ma quelle potenzialità che lo scorso anno vi dicevo che avevate (e mi prendevate per matto!) si iniziano ad intravedere.
Continuiamo a lavorare forte e duro (citazione cinematografica cara al buon Livione) e vedrete che il divertimento è appena iniziato. Serva Jugum! (A.S.)