Sin da quando si sono chiuse le porte del pulman, al momento della partenza da Faenza, alle dieci, ero certo che stavamo cominciando un viaggio che sarebbe stato piacevole, entusiasmante e fonte di esperienza, sia per i ragazzi che per noi. Difficile era immaginare che sarebbe stato così piacevole, così entusiasmante e così ricco. Per tutti. Già durante il viaggio di andata ho avuto la conferma che il gruppo era di quelli sani. Tranquilli, ubbidienti sempre ligi al dovere, anche se c’è chi ha fatto quasi tutto il viaggio in piedi. Difficile far capire a chi, forse, usciva di casa “da solo” per la prima volta, che sarebbe stato un viaggio lungo. Alla loro età, e con la loro esperienza, un’ora, tre ore, sette o dieci ore, cosa cambia? L’importante è sempre divertirsi. Ed allora ecco le carte, i film assordanti, i giochi. Le soste previste sono scivolate via come meglio non avrebbero potuto. Quando è stato il momento del pranzo al sacco, in pullman avevamo severamente proibito mangiare o bere qualunque cosa, sono immediatamente e magicamente comparse le patatine, le Pringles, i biscotti, … E’ stato sufficiente un richiamo verbale per farle sostituire da panini caserecci, ma molto più sani.
Siamo arrivati a Nova Siri, come previsto, poco prima delle ventuno, dopo avere “scaricato” Padova a Matera, Bellaria a Riva dei Greci, Cesenatico e Dolo a Policoro, senza perdere nessuno. Subito a tavola. La cucina avrebbe chiuso poco dopo. Primo impatto con “il buffet”. Nonostante fosse stato oggetto della chiacchierata di presentazione, quando in pullman eravamo rimasti solo noi, per alcuni dei nostri ragazzi era la prima volta che si trovavano da soli, a poter gestire tanto ben di Dio. La preoccupazione era quella di prevenire qualunque tipo di “intoppo” qualora qualcuno avesse esagerato nell’abbuffata, e di dimostrare educazione nel prepararsi la quantità della porzione e, soprattutto, nel lasciare i piatti “puliti” per evitare sprechi. Nonostante si fosse spiegato la possibilità di bis ed eventualmente anche di tris, come era facile prevedere, sono comparsi piatti stracolmi con fin anche più di venti crocchette. “Ehm, mi piacciono tanto!” “Sono il mio piatto preferito!” Fino al più sincero: “Stavano per finire.” E’ stata la prima cena, il primo approccio, ma è stato chiaro, fin da subito, che oltre il lato tecnico delle partite, ci sarebbe stato da lavorare molto anche a tavola. C’era da aspettarselo. Ed ero pronto. Dopo cena subito in camera perchè, all’indomani, si sarebbe giocato alle otto. La composizione delle stanze era stata preparata con cura e condivisa tra Andrea Marani e il sottoscritto, tenendo conto dell’età, del carattere e della maturità dei singoli.
Solo il giorno dopo, finita la partita contro Rieti, abbiamo avuto modo di scoprire dove ci trovavamo: un posto bellissimo. Incantevole. Un villaggio vacanze, I Giardini D’Oriente, con tanto verde, una piscina bellissima, campi da tennis, animazione. Un quattro stelle, tutte meritate. Un posto così merita un comportamento all’altezza e i nostri ragazzi sono stati all’altezza. Massimo rispetto per la struttura e per gli altri ospiti. Tanti ospiti. Comportamento educato SEMPRE ! Massimo silenzio nei corridoi dove qualcuno poteva riposare, in camera tono di voce adeguato, in sala da pranzo, in piscina e nelle “parti comuni” educazione e cortesia.
Tecnicamente sapevo di avere a disposizione un gruppo discreto che comunque poco avrebbe avuto a che competere con quelle che vengono definite “corazzate” anche perchè sono spesso l’espressione di una selezione di più società. Noi siamo La Compagnia Dell’Albero di Ravenna. Per tutti o quasi tutti eravamo solo Ravenna, ma sia i ragazzi che noi ci tenevamo a sottolineare sempre “La Compagnia”. Prendendo in prestito qualche ragazzo che so, da Ravenna o da Lugo, da Russi o da Fusignano, avremmo potuto …
La nostra “mission” è diversa. La “mission” della nostra società è diversa. Prima di tutto la crescita educativa dei nostri ragazzi. Come chiaramente detto a loro nella chiacchierata fatta prima di scendere dal torpedone (esiste ancora questo vocabolo?), la parte tecnica è stata curata per mesi, in palestra ed ormai, per quest’anno, inutile raccomandare di “mettere i piedi a canestro”, “usare la mano sinistra”, “piegare le gambe”. Ma la forchetta e il coltello, il bicchiere ed il tovagliolo, dovevamo ancora affrontarli.
Quanto ci siamo divertiti. E quante soddisfazioni! So di essere, per queste cose, un vero “rompi scatole”, ma vedere, negli altri tavoli, ragazzi “piantare” la forchetta verticale e a tutto pugno su di una povera fettina o “lordare” il bicchiere perché prima di bere ci si dimentica di tamponare le labbra con il tovagliolo, mi fa rizzare i capelli. I ragazzi che si siedono a tavola con me devono sapere che l’educazione si vede dalle piccole cose. Le patatine fritte si mangiano con la forchetta. In bocca ci vanno solo la forchetta o il cucchiaio. Il coltello serve solo per tagliare e, se tenuto correttamente, è una cosa piacevole e priva di fatica. La forchetta è dotata di curve (vogliamo definirle ergonomiche?) che fanno sì che vada usata quasi orizzontale al piatto. Il bicchiere va riempito solo poco più della metà e mai vuotato interamente. Tutte cose pretese poco alla volta, ma spiegate, da subito. Un ragazzo mi ha detto: “Sai che sono cose interessanti!” E’ stata una delle prime soddisfazioni della spedizione.
Anche in piscina: la doccia prima di entrare, la cuffia obbligatoria, l’uso delle ciabatte, il divieto di correre come quello di fare tuffi, fin quando non ho personalmente chiesto l’autorizzazione, visto che eravamo rimasti in acqua quasi solo noi. Il bagnino ha fischiato tanto e spesso, ma credo, quasi mai, per il fare di un nostro ragazzo.
Credetemi, sentire chiedere qualunque cosa per favore e ringraziare per qualunque cortesia, è per me una soddisfazione molto, ma MOLTO più gratificante di un canestro bellissimo. Vedere i nostri ragazzi pulire il campo, dopo ogni partita, di tutte le bottiglie e carte, lasciate da noi, ma anche dai ragazzi dell’altra squadra, e vederlo fare con piacere è uno spettacolo impagabile. Pochi in quei momenti si accorgono degli sguardi dei genitori e dei tecnici delle altre squadre che valgono più di qualunque trofeo. Dalla volta successiva ti accorgi che anche le altre squadre provano a comportarsi nella stessa maniera. E’ la conferma che stai lavorando nella direzione giusta. E’ la conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che la nostra è proprio una “bella Compagnia”. Negli ultimi giorni, anche le altre squadre aspettavano di aver finito tutti di mangiare, prima di alzarsi da tavola. A noi è costato veramente poco.
Tutte queste cose, sommate alla simpatia, al fatto di essere sorridenti e disponibili quando si ha vinto come quando si ha perso, fanno sì che si parli di noi e che, nel giro di pochissimi giorni, abbiamo già avuto l’invito per un Torneo a Brindisi per luglio, uno a Rieti a settembre e, sempre a Rieti, il famoso Torneo della Befana. Tecnicamente tanti valgono più di noi, ma io mi tengo volentieri e mi godo i miei ragazzi. Nell’albergo che ci ha ospitati a Matera, nella giornata di sabato, si meravigliavano che tredici ragazzi fossero divisi in due camere, che facessero la doccia e che dalla hall non si sentisse nulla. Prima di lasciare le camere ho proposto di lasciare il numero del mio cellulare qualora avessimo potuto fare qualche danno: non lo hanno voluto! Quanta felicità pensate mi abbia dato una cosa del genere?
Vi abbiamo proposto la partecipazione a questo Torneo, che è probabilmente il più importante d’Europa, ci avete affidato i vostri ragazzi e ve li abbiamo restituiti sperando di averli arricchiti di qualcosa. Qualunque cosa. Che sia tecnica, educativa, emozionale. Guardateli, giorno dopo giorno, forse potrà essere una cosa piccolissima, quasi impercettibile, ma sono sicuro che da Matera hanno portato a casa qualcosa. A voi il piacere di scoprirla.
Sono i vostri ragazzi. Coccolateli. Hanno tutti bisogno di coccole. In maniera più o meno evidente, ognuno di loro ha avuto un piccolo momento di crisi. Come sono sicuro che lo avete avuto anche voi, a casa. Ma sono splendidi, meritateveli.
Un paio di episodi che mi hanno veramente fatto scendere qualche lacrima. La sera del martedì è stata organizzata la cena degli allenatori a Riva Dei Greci. Ho avvisato i ragazzi che sarei andato a tavola con loro, ma che avrei cenato più tardi e in altro luogo. Tutti, con sorprendente premura, mi chiedevano ripetutamente quando sarei andato a cena e se ero sicuro che avrei cenato. Sono partito con i colleghi di Rieti alle undici, quando erano già tutti a letto. Siamo rientrati alle tre e, quando ho inserito la chiave nella serratura, con la mia fantasia inesauribile, mi sono detto: “Vuoi vedere che succede come a casa o come nei film? Ora me li trovo tutti seduti sul letto che ticchettano l’indice sul polso dicendo: “E’ questa l’ora di rientrare?”. Nulla di tutto questo, dormivano profondamente. Ma alle sei di mattina, quando Francesco si è girato e mi ha visto, ha tirato un gran sospiro e sottovoce mi ha chiesto: “Come è andata la cena?” !!!!! Proprio come a casa.
La sera in cui abbiamo dovuto preparare le valige, Alessandro, che non era stato bene, era con la mamma e non ha dormito con noi. Mi sono sdraiato a letto e ho lasciato che i ragazzi preparassero le loro cose, prendendole anche dallo stendibiancheria in terrazza. Sentivo chiaramente, anche se parlavano sottovoce per non disturbarmi, convinti che stessi dormendo, che ritiravano anche le cose di Ale e che gliele stavano mettendo sul letto, per facilitargli il lavoro, la mattina dopo. Mia intenzione era, una volta che si fossero addormentati, di piegare le cose di Ale perché mi sembrava una cosa carina. Quando tutti e tre si sono addormentati mi sono alzato e solo allora mi sono accorto che gli avevano fatto interamente sia la valigia che il borsone con le divise, qualora si fosse sentito in grado di giocare! Gioia, commozione e perché no, grande soddisfazione! Cosa poter dire, di più, per far capire quanto si cresce stando insieme a ragazzi così. Sono fantastici!
Grazie a tutti.
Pietro (il rompiscatole)