Una vinta (contro Stars Bologna) ed una persa (contro Pontevecchio). Ma non è solo una questione del colore del referto. O meglio, alla fine era quello che interessava di meno.
L’importante è aver superato il momento di crisi. Perché diciamoci la verità stamattina di puzza se ne sentiva parecchia. Spaventati, molli, incapaci di fare la cosa più semplice. Fin dal riscaldamento. Era bastato leggere il risultato su internet della partita di Pontevecchio e tutti a farsela addosso. Lo so che è difficile giocare contro squadre toste fisicamente, caparbie e tecnicamente e tatticamente più evolute di noi. Quelle gare dove ti pressano per 32 minuti, ti asfissiano, ti tolgono la lucidità e di conseguenza anche le certezze. Ma siamo venuti apposta: per giocare ed imparare. Alla fine poi, se proprio andiamo a vedere, non abbiamo mica giocato male contro gli “alieni” San Lazzaro e Pontevecchio. Ma la desuetudine a giocare partite di quel livello si è fatto sentire. Ripartiamo da quello che ci siamo detti nella spogliatoio dopo la prima gara persa contro Pontevecchio (20-76). Non ci interessa il risultato, ma l’attitudine. Queste gare ci servono per migliorarci, ma soprattutto per diventare uomini. Allora, come vi è stato spiegato, gli uomini non piangono quando giocano (infatti abbiamo pianto e tanto al funerale di Livio, per una cosa molto più seria di noi!), non mollano, le botte si danno e si prendono con dignità e senza frignare. Quante colpi hanno subito gli avversari? Alcuni. E quante sceneggiate hanno fatto? Nessuna. Mettere in campo un atleta e doverlo togliere dopo due minuti perché non concentrato è avvilente. Chiedere il cambio dopo un normale contatto di gioco è frustante, perché è chiaro a tutti che si vuole tornare in panchina per paura. Ecco se questo Torneo è servito a qualcosa forse è proprio su questo che è tornato utile: forse (ma ci vorranno altre controprove) abbiamo imparato a superare la paura o quantomeno a conviverci.
Questo è quello che è successo fra l’ultimo discorso della partita del mattino e quello della partita del pomeriggio. Sono cambiate le facce, la fiducia è tornata e con essa tutto il talento di cui disponiamo. Sia chiaro a tutti: le partite si giocano al 120% stando attenti e concentrati, gettare la spugna alla prima difficoltà non è tollerato. Perché noi abbiamo un albero sul cuore, che vuol dire avere passione, coraggio, abnegazione e entusiasmo. Siamo l’esempio per quelli più piccoli e queste attitudini le dobbiamo sempre mostrare. Poi si vince o si perde, si gioca bene o meno bene. Ma la grinta, la passione e il cuore non ci devono mai difettare.
Siamo un buon gruppo a metà del guado: se vogliamo fare il salto di qualità definitivo è ora che le partite difficili le approcciamo con il sorriso sulle labbra e non con la paura di non potercela fare. Se non ce la faremo non sarà certamente per paura. Ricordiamoci la barzelletta di Livio sulle formiche: noi siamo formiche che non mollano mai.
E comunque giusto per dare una interpretazione tecnica alle gare vi ricordo solo un dato. Contro Pontevecchio abbiamo segnato solo 20 punti ma con 6 persone diverse, mentre contro gli Stars abbiamo sporcato il referto in 10 su 12. Tutti possono portare il proprio mattone alla causa, l’importante è avere il piglio giusto.
Ci vediamo domani alle ore 9:30 al piazzale della Coop di Via Faentina: recuperare le energie e gli acciacchi.
E presentarsi con il pipino duro: c’è da giocare la finale 5-6 posto contro Forlì.
L’importante è aver superato il momento di crisi. Perché diciamoci la verità stamattina di puzza se ne sentiva parecchia. Spaventati, molli, incapaci di fare la cosa più semplice. Fin dal riscaldamento. Era bastato leggere il risultato su internet della partita di Pontevecchio e tutti a farsela addosso. Lo so che è difficile giocare contro squadre toste fisicamente, caparbie e tecnicamente e tatticamente più evolute di noi. Quelle gare dove ti pressano per 32 minuti, ti asfissiano, ti tolgono la lucidità e di conseguenza anche le certezze. Ma siamo venuti apposta: per giocare ed imparare. Alla fine poi, se proprio andiamo a vedere, non abbiamo mica giocato male contro gli “alieni” San Lazzaro e Pontevecchio. Ma la desuetudine a giocare partite di quel livello si è fatto sentire. Ripartiamo da quello che ci siamo detti nella spogliatoio dopo la prima gara persa contro Pontevecchio (20-76). Non ci interessa il risultato, ma l’attitudine. Queste gare ci servono per migliorarci, ma soprattutto per diventare uomini. Allora, come vi è stato spiegato, gli uomini non piangono quando giocano (infatti abbiamo pianto e tanto al funerale di Livio, per una cosa molto più seria di noi!), non mollano, le botte si danno e si prendono con dignità e senza frignare. Quante colpi hanno subito gli avversari? Alcuni. E quante sceneggiate hanno fatto? Nessuna. Mettere in campo un atleta e doverlo togliere dopo due minuti perché non concentrato è avvilente. Chiedere il cambio dopo un normale contatto di gioco è frustante, perché è chiaro a tutti che si vuole tornare in panchina per paura. Ecco se questo Torneo è servito a qualcosa forse è proprio su questo che è tornato utile: forse (ma ci vorranno altre controprove) abbiamo imparato a superare la paura o quantomeno a conviverci.
Questo è quello che è successo fra l’ultimo discorso della partita del mattino e quello della partita del pomeriggio. Sono cambiate le facce, la fiducia è tornata e con essa tutto il talento di cui disponiamo. Sia chiaro a tutti: le partite si giocano al 120% stando attenti e concentrati, gettare la spugna alla prima difficoltà non è tollerato. Perché noi abbiamo un albero sul cuore, che vuol dire avere passione, coraggio, abnegazione e entusiasmo. Siamo l’esempio per quelli più piccoli e queste attitudini le dobbiamo sempre mostrare. Poi si vince o si perde, si gioca bene o meno bene. Ma la grinta, la passione e il cuore non ci devono mai difettare.
Siamo un buon gruppo a metà del guado: se vogliamo fare il salto di qualità definitivo è ora che le partite difficili le approcciamo con il sorriso sulle labbra e non con la paura di non potercela fare. Se non ce la faremo non sarà certamente per paura. Ricordiamoci la barzelletta di Livio sulle formiche: noi siamo formiche che non mollano mai.
E comunque giusto per dare una interpretazione tecnica alle gare vi ricordo solo un dato. Contro Pontevecchio abbiamo segnato solo 20 punti ma con 6 persone diverse, mentre contro gli Stars abbiamo sporcato il referto in 10 su 12. Tutti possono portare il proprio mattone alla causa, l’importante è avere il piglio giusto.
Ci vediamo domani alle ore 9:30 al piazzale della Coop di Via Faentina: recuperare le energie e gli acciacchi.
E presentarsi con il pipino duro: c’è da giocare la finale 5-6 posto contro Forlì.
Compagnia – Pontevecchio 20 – 76
Battaglia 4, Bruni, Cinti 4, Costa 5, Foschini, Mazzini 2, Piazza, Pozzi, Rondoni, Casadei, Scarpellini 4, Giusti 1.
All. Serri, Vice Marani e Micaco.
Stars Bologna – Compagnia 37 – 59
Battaglia 6, Bruni 2, Cinti 20, Costa 9, Foschini 2, Mazzini 2, Piazza 2, Pozzi 8, Rondoni, Casadei 3, Scarpellini, Giusti 5.
All. Serri, Vice Marani e Micaco.