(Facce da Scoiattoli alla palla a due, la tensione si sente ma il futuro è nostro!)
C’era l’adrenalina della grandi occasioni. O per dirla con un simpatico leoncino dello Junior Basket Ravenna: “Sono talmente felice che mi trema la mandibola”.
Perché il clima era quello della festa, ma condito dal pathos della partita. Già la partita. Per molti un miraggio fino a domenica mattina. Certo un miraggio. Perché per molti protagonisti era la prima volta. Il primo match ufficiale per giunta in un torneo dove si vince anche la coppa!
Io mi sono divertito da matti, erano 17 i protagonisti in maglia Compagnia, tanti giovanissimi del 2004-2005 più qualche imboscato del 2006-2007. Si perché fare delle scelte a questa età è difficile ma soprattutto deleterio: ne convochi 12? Certo che no, tutti a giocare, anche se vieni in palestra da 3 mesi e ti sei appena iscritto. Il minibasket è per tutti, è la cosa di cui mi sono innamorato tanti anni fa, e tutti sono protagonisti. Il come sta a noi istruttori declinarlo. Per quanto mi riguarda ho fatto prestissimo: una squadra si è ritirata, non c’è problema ne faccio due io così giocano tutti! E finisce che il più piccolo della covata (figlio d’arte, ma soprattutto nipote del mio grande Presidente Vandini, fondatore del Basket 84) alza la coppa del terzo posto! Ma poteva essere anche quella del quinto o del secondo poco importava. Era importante esserci, respirare pallacanestro, conoscere nuovi amici e capire che le bimbe poi non sono così scarse come si credeva. Una partita minibasket è qualcosa che non si può descrivere: 8 bambini che corrono dietro ad una palla che ogni tanto per pura fortuna entra nel canestro. Non c’è niente di tecnico, solo corsa, voglia di giocare (ogni tanto qualcuno inciampa, ma poi ci si rialza, bella la vita vero?) e di stare insieme. Capita che prima della partita decisiva non si voglia giocare perché si è stanchi ma poi le energie tornano, oppure che sia meglio mangiarsi un panino perché la merenda è sacra e poi corro più forte. Entusiasmo, gioia, passione, voglia di essere protagonisti e qualche piantino.
(Lo Spirito. Ci si cambia tutti insieme tanto siamo una squadra sola: i giocatori di pallacanestro!)
Se non ti piacciono i bambini, se non ami mischiarti con loro e renderti pari a loro, queste cose non si possono capire. Ho vinto Campionati da giocatore e da allenatore, ho giocato finali e allenato serie di play off, ma la gioia che ho provato ieri mattina è difficile da spiegare e comunque unica nel suo genere. Vedere un bimbo perdere un tempo 20-4 e scendere in panchina felice come una Pasqua perché aveva comunque giocato. Ecco io credo che ogni tanto ci diano delle belle lezioni i nostri “figli!”. Ed è per questo che mi batterò finchè avrò fiato perché rimanga così.
(Stremati alla meta. Dopo 4 ore di sfide, le meritate medaglie e la Coppa, solo per i primi 3! Poi è stata una impresa toglierla al piccolo Riccardo che credeva fosse sua! Tranquillo, continua ad allenarti che ne alzerai tante altre!)
Grazie a Matteo Manca e Alessandro Bondi del CSI per l’invito, ai genitori che “hanno sopportato” in tribuna, ma che si sono comunque divertiti, agli avversari sportivissimi, ma soprattutto ai bambini, senza i quali la vita sarebbe un po’ meno colorata e che non dimenticheranno tanto facilmente questa bella mattinata alla Mattioli. Cercate risultati e classifiche? Cambiate blog: ieri hanno vinto tutti! (A.S.)